La
frequentazione umana del territorio oggi appartenente
all'abitato di Maropati ha origini remote e affonda le
proprie radici intorno al V secolo A.C., periodo in cui i
Locresi, popolo che dall’originario Peloponneso si spinsero
sulle coste dello jonio fondando la colonia di Locri; i cui
discendenti dopo poco tempo estesero il loro dominio sul
territorio circostante e ben presto
raggiunsero la costa tirrenica e colonizzarono
Hipponion, Medma, Taurianum e Metaurum. Per raggiungere le
nuove colonie, i Locresi utilizzavano degli itinerari
che attraversavano l’Appennino calabrese in particolare i
passi e i valichi di “ Passo di Melia”, “Passo della
Limina” che permettevano un veloce e sicuro collegamento con
il Tirreno. Lungo tali percorsi i colonizzatori erano indotti
ad organizzare e mantenere villaggi da utilizzare come
stazioni di supporto e difesa per le strade di collegamento
con Medma, Taurianum ecc...
Alcuni
di questi tracciati comprendono o passano vicino al
territorio che oggi appartiene al Comune di Maropati, da ciò
ne consegue che i primi gruppi di indigeni che vi stazionarono
risalgono a questo periodo. Gli autoctoni che si
trattennero nel territorio maropatese, assistettero e
parteciparono ai continui cambiamenti politici e etnici causate
da : guerre, terremoti, invasioni, ecc..
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V
secolo
I
locresi
Primo
gruppo di abitazioni a Maropati
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Gli
episodi più significativi a cui direttamente o indirettamente
si deve l'origine di Maropati sono: il dominio bizantino
tra il 536 e il 1050 e gli anni intorno al
950, periodo in cui i Saraceni saccheggiarono le coste del
Tirreno e dello Jonio e costrinsero gli abitanti dei centri
costieri a rifugiarsi per motivi di sicurezza nell'entroterra
per sfuggire alle incursioni e ai saccheggiamenti dei pirati
saraceni. Gli abitanti dei centri costieri organizzatisi si
ritirarono nell’entroterra dove fondarono diversi villaggi,
situati in gran parte, in luoghi da dove si potesse dominare
il territorio circostante ed in caso di pericolo fuggire
nella boscaglia. Risale a questo periodo il primo
insediamento stabile di un nucleo umano a Maropati e
precisamente nella zona di S. Angelo.
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Anno
950 D. C.
Dominio
Bizantino
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Intorno
al 1044 i Normanni dopo una rapida campagna militare divengono
i nuovi dominatori della Calabria, mettendo fine al
potere ellenico-bizantino. Fino alla fine del XII° secolo i
Normanni dominarono il territorio, imponendo i loro usi e
costumi e proprio
in questo periodo che viene creata la società feudale,
sviluppatasi poi per diversi secoli, e dove i titoli di nobiltà,
segno di prestigio
e potere, furono molto ambiti e acquistati dalle ricche
famiglie dei mercanti.
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I
Normanni
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Tra
il 1266 e il 1442 sotto il dominio degli Angioini, le
popolazioni furono costrette al nomadismo e al brigantaggio a
causa delle sempre più gravose gabelle, dazi e corvè imposte
dai baroni. Alcuni casali, per fronteggiare le lotte fra
Angioini ed Aragonesi edificano castelli. Oggi a
Maropati rimane solo il nome del "Castello"
per indicare la zona dove in quel periodo fu costruito
un piccolo castello.
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Gli
Angioini
"U
Castedu"
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La
baronia di Anoia con i casali (Susanoja, Maropati e Tritanti)
viene infeudata da Ruggero de Nao nel 1270. Questo è il primo
infeudamento certo che ci viene tramandato dai documenti. Da
questo momento si susseguono diversi feudatari a capo
della baronia ed essendo Maropati e Tritanti casali di
Anoia seguono la storia di questa cittadina fino al 1811
anno in cui vengono fondati i comuni.
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1270
Primo feudatario: Ruggero de Nao
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lI
feudatari che si susseguono in questo periodo quasi sempre
appartengono alla famiglia dei Caracciolo.
- 1282 Aldobrandino de Acquarolo;
- 1371
Antonio Caracciolo;
- 1393
Carlo Trotta;
- 1404
Giovanni Caracciolo;
- 1420 Giovanbattista Caracciolo;
-
1443 Giorgio Caracciolo;
-
1446 Tommaso Caracciolo;
-
1453 Maria Caracciolo;
-
1495 Giovan Cola Caracciolo;
-
1506 Alfonso Caracciolo;
-
1517 Baldassarre Caracciolo;
-
1530 Antonio Caracciolo;
-
1546 Carlo Caracciolo.
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1282
Caracciolo
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Il
2 ottobre 1548, Carlo Caracciolo costretto a
pagare alla cognata Vincenza Spinelli la somma di 25.000
ducati per i diritti dotali, vende a Paolo Ruffo conte di
Sinopoli la baronia di Anoia con i relativi casali per la
somma di 26.000 ducati.
Nel
quindicesimo e nel sedicesimo secolo, il feudalesimo si
sviluppa in modo considerevole e lo sfruttamento dei
feudi è tale che la miseria porta al banditismo e allo
spopolamento dei casali, in questo periodo si avvicendano alla
guida della baronia:
- Fabrizio Ruffo 1561-1578;
-
Maria
Ruffo 1579-1623;
-
Giovanna
Ruffo 1623-1636.
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1548 Ruffo
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Nel
1636, la marchesa Giovanna Ruffo alienò la "Terra
d'Annoya con li suoi casali Sussanoia, Magropati e Tiritanti"
per soli 40.000 ducati, al ricco mercante genovese Giovanni
Francesco Paravagna. Nel 1640 quest'ultimo muore e dette terre
passano di eredità al figlio Giacomo, il quale essendo minore
di età viene affidato alla tutela dello zio Ambrogio. Dopo
diversi anni di attrito tra zio e nipote, il 10 giugno 1665
Giacomo riceve il titolo di marchese di Anoia.
Alla morte di Giacomo avvenuta nel 1696, i feudi passano al
figlio Nicola fino al 1743, anno della sua morte. Lo stesso
anno la baronia di Anoia passa al figlio Francesco Antonio, il
quale riceve il titolo di Principe di Maropati. Il 25 febbraio
1765 muore Francesco Antonio, e il feudo insieme al titolo di
Principe di Maropati passano al figlio Nicola.
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1636
Paravagna
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In
questi anni il potente dominio feudale dei Paravagna
continua a spremere i contadini costringendoli ad una
durissima vita nel lavoro dei campi e condannandoli alla fame,
alla miseria e all'ignoranza. Come se ciò non
bastasse, nel 1783 (5, 6 febbraio e 28 marzo) si abbatte sul
territorio un terremoto (il grande flagello) di una
gravità inaudita, dove distruzione e morte regnano ovunque.
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1783
"il
grande flagello"
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Nel
1798 (1 marzo) muore Nicola Paravagna e alla baronia
succede il figlio Giovanni, che sarà l'ultimo barone del
feudo.
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1798
Ultimo
barone
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Il
1805 segna la fine del regno dei borboni e il 2 agosto 1806
viene emanata la legge "giuseppina" , che decreta
“eversiva” la feudalità. Nel decennio francese
(1806-1815), oltre al feudalesimo vennero soppressi moltissimi
monasteri i cui patrimoni passano allo Stato. In questo
periodo per la prima volta nella storia della Calabria e
quindi anche di Maropati vengono emanati decreti che cercano
di costruire una società poggiata sulla libertà e
sulla democrazia. E' del 1806 un decreto che impone
l'istruzione primaria obbligatoria in tutte le terre, ma tali
speranze si spengono ben presto con la sconfitta di Napoleone
e il ritorno dei Borboni.
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1805
Fine
regno Borbone
1806
Napoleone
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Sotto
il governo dei francesi e precisamente il 4 maggio 1811, dopo
più di 600 anni di dominio feudale della baronia di
Anoia, Maropati viene istituito Comune autonomo e Tritanti gli
viene assegnata come frazione.
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4
Maggio 1811
Maropati
Comune
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Le
speranze di creare una società basata sulla democrazia e di
porre fine allo sfruttamento dei contadini (i cafoni), si
spensero quando si ebbe la fine del governo francese e
il ritorno dei Borboni. I feudatari non esistevano più, ma il
loro posto era stato preso dai grandi proprietari terrieri i
quali avevano acquistato i terreni minacciando i braccianti e
intrallazzando con le amministrazioni locali. A Maropati (Anoia)
il marchese Vincenzo Avati di Polistena acquistò dai
Paravagna tutte le terre demaniali per 50.000 ducati
mentre il valore reale (sembra) era più di 200.000. Comincia
così il periodo della famiglia Avati, non certo migliore per
la gente comune, di quello dei Paravagna. Questo secolo, come
gli altri, trascorre nel segno della miseria, della
prevaricazione e dello sfruttamento della forza lavoro, anche
se in diverse occasioni si notano fatti e persone che mostrano
una forte insofferenza per la situazione socio-economica in
cui versa il paese, segno forse di una presa di coscienza di
una parte del popolo.
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Avati
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Uno
di questi momenti di consapevolezza ci viene tramandato dal
verbale del Consiglio Comunale riunitosi il 3
aprile 1861 e firmato dal sindaco Filippo Cavallaro
e dai decurioni Michele Jaconis, Giuseppe Cavallari, Luigi
Scarfò, Raffaele Lococo, Giorgio Jaconis, Ferdinando Alvaro,
Antonio Guerrisi. Il verbale disegna perfettamente lo stato in
cui versa il paese: mancano strade, fognature, cimitero; per
non parlare dei servizi sociali del tutto inesistenti.
Il
Sindaco e i decurioni in varie occasioni
dichiarano e mettono in evidenza la situazione in cui si
trovano gli abitanti e ribadiscono con fermezza che la causa
di ciò sono la cattiva amministrazione negli anni passati, e
lo sfruttamento a cui sono sottoposti la quasi totalità degli
abitanti da parte dei grandi proprietari terrieri.
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La
consapevolezza
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Bisogna
aspettare gli ultimi anni del secolo perché abbia inizio la
realizzazione di alcune opere pubbliche, amministrative e
sociali fondamentali
per la crescita civile del paese:
1893 stazione dei Carabinieri;
1893
incanalamento delle fogne;
1901
progetto per sostituire i 14 lampioni a petrolio
dell'illuminazione nella strada principale con 30 lampadine a
energia elettrica (costruito nel 1920);
acquisto
della fonte Peduso per portare l'acqua ad alcune fontane nel
paese (costruito nel 1914);
1904
approvazione impianto del telegrafo;
1921
progetto edificio scolastico (costruito nel 1966) .
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Prime
opere pubbliche
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Per
questa pagina ringrazio il Prof. Antonio Piromalli per
aver scritto il libro " Maropati storia di
un feudo e di una usurpazione", dal quale ho
potuto estrapolare le linee guida di questa breve storia.
Invito
chi volesse approfondire l'argomento a leggere il libro, sia
per la ricchezza di argomentazioni con cui lo Scrittore
affronta l'argomento, che per la capacità dell'Autore di
condurre il lettore alla riflessione su alcuni
aspetti della vita socio-politica a Maropati. |
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