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 Antonio Piromalli  

  

Ricordo di Antonio Piromalli, un calabrese al servizio della cultura

(Maròpati (RC) 1920 - Polistena (RC) 2003)

di Angela Picca 

pubblicato su Apollinea maggio-giugno 2005

 

"A egregie cose il forte animo accendono/l'urne de' forti, ..." (Foscolo, I Sepolcri, v. 151, 152)

I versi del "vate della memoria" ci sembrano l'omaggio più significativo nei confronti di chi ha speso, per la cultura, un'intera vita di studioso e di educatore.

Ricordi personali, analisi dei testi, lezioni universitarie mai dimenticate: tanti modi diAntonio Piromalli commemorare un maestro e siamo certi che, con il trascorrere del tempo, superata l'emozione della perdita, quel variegato mosaico si ricomporrà in tutte le sue parti e ci restituirà il ritratto di un oumo dai molteplici interessi culturali che tutti seppe portare a termine.

Il "viaggio" l'insegna della sua vita: viaggio non soltanto reale, entro e fuori i confini nazionali (Ferrara, Bologna, Urbino, Cassino, Caracas, Madrid, Losanna, S. Paulo del Brasile ...) come insegnante, preside, ispettore della P. I., docente universitario, ma anche, e soprattutto, un lungo, ininterrotto viaggio trasversale fra letteratura, storia, poesia. E, quasi presagio di un fatto antico, il 7 giugno 2003, proprio mentre si accingeva a presentare "Il Viaggio", romanzo di un altro calabrese illustre, Fortunato Seminara, Antonio Piromalli è uscito di scena, ma come Molière sulla scena, lucido, nell'esercizio delle sue funzioni. "venga la morte e ci trovi al tavolo di lavoro": così auspicava Luigi Russo, nel sogno, forse di tutti, di un fulmineo, lancinante dolore che spezza il sorriso e via, senza lunghe estenuanti cure, nemiche della nostra dignità.

E noi quel sorriso cordiale, quella semplicità di modi, ricorderemo, semplicità "socratica" di chi sempre ricorda, studia, instancabile, consapevole della brevità del nostro essere di fronte alla vastità dello scibile.

E quel "tavolo di lavoro" egli ha lasciato ricolmo di inediti che andranno ad arricchire la sua già vasta produzione: Fogazzaro, Ariosto, Pascoli, Parini, Gozzano ..., autori i più diversi nei quali il critico trascorre con familiarità sicura, frutto di una lunga e profonda frequentazione con la "Storia", unico vero collante di tutta la sua opera.

Un esploratore, Antonio Piromalli, che invitava a seguirlo nei labirinti sterminati della cultura, soprattutto in quelli poco praticati, coma quando ci condusse alla 'scoperta' di Ruggero Jacobbi, una delle personalità più interessanti del '900, "letterato e teatrante", "uomo di spettacolo completo", ancora tutto da studiare e valorizzare.

Ma è la Calabria, la sua terra, così amara, quella che gli deve il maggior tributo. secondo Pasqualino Crupi: "grazie a lui i calabresi seppero di avere una letteratura". E' del 1965, infatti, la prima edizione de "La letteratura calabrese" (Ed. Pellegrini, Cosenza) in cui, per la prima volta, nomi dimenticati o mai conosciuti, ebbero un volto, un volto ormai definitivamente scolpito e consegnato ai posteri nella recente "Antologia della letteratura calabrese" (Ed. Pellegrini, Cosenza, 2000).

E nell'amore della sua terra curò "Maropati, Storia di un feudo e di un'usurpazione", ampia e documentata guida che esamina la storia di un paese dalle origini ai giorni nostri, ove largo spazio è dedicato agli autori di quella "periferia del regno di Napoli" che, troppo a lungo ingiustamente ignorati, pure hanno contribuito alla crescita culturale della loro comunità. Particolare attenzione è dedicata alla Fondazione "Fortunato Seminara", una delle più attive per la valorizzazione e la diffusione della cultura meridionale, proprio quella cultura cui lo studioso ha dedicato la sua ultima fatica, la Rivista "Letteratura e società" (Ed. Pellegrini, Cosenza, 1999), "una rivista che occupa uno spazio non del tutto marginale nell'attuale dibattito culturale".

Nato a Maropati (RC) nel 1920 oggi, dopo essere stato cittadino del mondo, Antonio Piromalli, uomo dal fermo impegno civile, è tornato per riposare, accanto a Fortunato Seminara e Rosario Belcaro nel "Recinto della memoria" riservato ai calabresi illustri.

Per giudizio unanime, infatti, Piromalli "ha svolto un ruolo rilevante nella cultura italiana dell'ultimo cinquantennio, con studi che, in diversi casi, hanno segnato una tappa fondamentale dell'evoluzione della critica letteraria".

Del maestro greco, nato in territorio "greco", poeta anch'egli, a noi piace ricordare il nostro ultimo incontro a Roma, nell'aprile del 2002, nell'austera casa di dante in Trastevere, quando evocò ricordi lontani, e mai sopiti, nel commento del XVI canto del Paradiso.

Un testamento spirituale, il suo. Il canto di Cacciaguida è il canto dell'avo che ci guida con l'esempio, la luceche illumina i nostri passi per ben operare, unica, vera, nobiltà della stirpe.

"A egregie cose ..."

 

 

 

 

Si ringrazia la scrittice Angela Picca per la cortesia per  aver inviato l'articolo appositamente per questo sito.

Ringrazio, anche, l'Architetto Lanfranco Piromalli per la disponibilità e la foto che si trova in questa pagina.

 

 

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