MAROPATI - Sabato 23 giugno, a Maropati, si è tenuta una cerimonia
per ricordare il prof. Antonio Piromalli ad un anno dalla morte
avvenuta a Polistena il 7 giugno del 2003. Un'iniziativa che,
promossa dalla Fondazione " F. Seminara", ha registrato
gli interventi di alcuni professori del Comitato Scientifico di
quell'Ente Culturale: Tommaso Scappaticci, e Carmine Chiodo,
impegnati e sensibili discepoli di Piromalli, che si sono
intrattenuti su alcuni suoi aspetti di studioso e di divulgatore e
promotore di cultura; Pasquino Crupi, presidente della Consulta
Regionale per i Beni Culturali, che ha proposto all'attenzione del
pubblico alcune interessanti riflessioni sui concetti- guida
presenti in Piromalli per quanto riguarda la letteratura calabrese,
della quale, egli per primo, tracciò un profilo storico completo e
unitario nel '65; Aldo Maria Morace, che è anche presidente della
Fondazione "C. Alvaro". Doverosamente presente il figlio
del professore, Lanfranco Piromalli, che, a fine cerimonia,
visibilmente commosso, ha ricevuto dalle mani del neoeletto sindaco
del paese, Eugenio Gallizzi, una targa commemorativa realizzata da
Gerardo Sacco.
Fin qui sembrerebbe una cronaca molto normale di una delle tante
cerimonie, promosse in tutta Italia, per commemorare uno studioso ed
un ingegno della cultura letteraria come Antonio Piromalli. Ma,
purtroppo, non è andata solo così. Perché ad un certo punto, tra
un intervento e l'altro, siamo venuti a sapere, dalla bocca di chi
gestisce la Fondazione in qualità di presidente, che si sta
preparando la pubblicazione di un altro inedito di Fortunato
Seminara, " Terra Amara", curato e prefato a suo tempo
proprio dal Professore Piromalli; che il testo però, ad una
diligente lettura del Comitato, appariva in alcuni tratti carente di
" nessi" " ( preciso che si tratta della terza
stesura del romanzo, ossia l'ultima, quella voluta dallo stesso
scrittore e ottenuta limando e sfrondando le stesure precedenti,
secondo i consigli degli editori ma anche di prestigiosi estimatori
della sua opera, della statura di Calvino per intenderci), al punto
di mettere a dura prova i professori e lui stesso, impegnati fino a
poco prima della cerimonia nella ricerca delle
"connessioni"; che il lavoro da portare avanti e
completare in tale senso, era stato affidato ad un professore del
Comitato Scientifico che, volenteroso e competente, si era reso
disponibile; ecc. Non so quanti tra i presenti abbiano, a questo
punto, colto la gravità di quanto era stato affermato e quanto
profonda fosse stata l'offesa arrecata, con "comunicazioni
" così disinvolte e reboanti, a colui che si stava in quel
momento commemorando. Non è sfuggita a me che, per sventura degli
organizzatori, sono stata protagonista, in prima persona, dei primi
cinque anni di vita della Fondazione e quindi avevo, ed ho, piena
coscienza di quanto realizzato in quel tempo, anche a livello di
pubblicazioni.
L'inedito "Terra Amara" ha fatto parte del primo pacchetto
di inediti affidati alla casa editrice Pellegrini, insieme a
"L'Arca" e "La Dittatura" ( in un secondo tempo
concedemmo la pubblicazione di tutta l'opera dello scrittore ). La
cura e la prefazione dei tre inediti furono concordemente affidati
al professore Piromalli, né poteva essere altrimenti. Furono anche
scelte le stesure per la pubblicazione ( per ogni romanzo ne
esistono almeno tre) tenendo conto, giustamente e doverosamente,
dell'ultima visto che lo stesso Seminara quella aveva mandato, perché
fosse pubblicata, alle diverse case editrici " del nord".
Ciò è valso anche per "Terra Amara" che Piromalli ha
analizzato e approfondito, confrontando le diverse stesure,
soprattutto durante le sue brevi permanenze in occasione delle
riunioni del Comitato Scientifico. Scrivendo alfine la sua
prefazione e le note al testo ( che, per beffa della sorte, non si
trovavano più e che è stata rinvenuta solo qualche mese fa dal
figlio, tra le innumerevoli carte lasciate dal professore), e
consegnando il lavoro finito all'editore. Per cui, oggi, qualsiasi
operazione tendente a rivedere, nel senso di
"rimaneggiare", un lavoro affrontato con serietà, rigore
e forte partecipazione dal professore Piromalli può significare
solo una cosa: ritenerlo non valido né adottabile perché, dovremmo
credere, egli non ha saputo vedere i limiti del testo, le
"sconnessioni"; così come non li aveva viste Seminara. Al
punto da costringere, oggi, altri ad intervenire per renderlo coeso
e "connesso"; a maggior ragione ora che Piromalli non c'è
più e, io dico, non può più contraddire nessuno. Altro che
commemorazione! Ma forse, pensando alle espressioni ad effetto usate
abitualmente dal presidente, notoriamente poco aduso a linguaggi di
un certo tipo, non si voleva dire questo. Magari si intendeva
parlare di una semplice e scontata revisione di bozze piuttosto che
di " nessi" da ricomporre, appiccicando pezzi qua e là,
come si trattasse di un collage. Ma se bene ho inteso, come credo,
che si abbia almeno la correttezza di pubblicare " Terra
Amara" senza la prefazione di Piromalli. Perché non si
tratterebbe più del suo lavoro ma di un falso, che umilierebbe ed
offenderebbe a dismisura lo studioso che egli fu, e non solo.