Il 21 luglio 2009, nella chiesa
parrocchiale San Giorgio Martire di Maropati, per la prima volta
nella storia di questo paese, è stato celebrato un avvenimento
importante e significativo sia per gli interessati che per tutta la
comunità parrocchiale. Il Vescovo di Oppido-Palmi, Mons. Luciano Bux
ha conferito il Ministero del Lettorato a Gaudioso Mercuri di
Maropati e a Rosario Rosarno di Rosarno, percorso questo che
condurrà i due giovani seminaristi verso l'ordinazione sacerdotale.
.... auguri!!!
Quello del lettore è un ministero molto
antico, che sin dalle prime comunità cristiane appare come un
servizio stabile, istituito e stimato: lo si affidava
preferibilmente ad adulti che dimostravano non solo conoscenza delle
Scritture, ma pure esemplarità di vita. Ben presto, tuttavia, il
ministero del lettore fu riservato a coloro che erano incamminati
verso gli ordini sacri: da qui la scelta di giovinetti, che potevano
imparare a scuola l’arte della lettura, oltre che garantire una
lettura particolarmente squillante. Con il passare del tempo molte
delle funzioni del lettore furono requisite dagli ordini maggiori,
in un processo di progressiva scomparsa della proclamazione
assembleare (a causa della messa privata), del luogo della Parola
(l’ambone) e della Parola stessa (la prima lettura, eliminata). Il
servizio è stato pienamente recuperato con la riforma liturgica
scaturita dal Vaticano II: al lettore istituito spetta leggere la
Parola di Dio nell’azione liturgica, enunciare - in assenza del
diacono - le intenzioni della preghiera universale, curare la
preparazione dei lettori «di fatto», educare alla fede come
catechista.
L’espansione del ministero (da lettore nella liturgia a ministro
della Parola), insieme alla riserva ai soli uomini, hanno impedito
un reale ripristino di tale servizio istituito. La mancanza di un
riconoscimento, d’altra parte, ha impedito una effettiva
valorizzazione dei numerosi ministri di fatto, in sintonia con
l’importanza della liturgia della Parola.
Tra l’assenza dei ministeri istituiti e l’inconsistenza dei
ministeri di fatto, non è insensato pensare ad una terza via: quella
dei ministeri riconosciuti, attraverso un incarico diocesano a tempo
determinato. Ciò garantirebbe una formazione più specifica e
permanente, che senza voler trasformare i lettori in attori di
teatro sottolineerebbe l’evidenza sacramentale della liturgia della
Parola: la mensa della Parola è così importante che non può essere
affidata all’ultimo momento, al primo che capita. Il riconoscimento
di questo ministero all’interno della celebrazione (attraverso la
processione di introito, il luogo in cui ci si siede, l’eventuale
veste bianca, là dove si è sufficientemente al sicuro da certe ansie
di protagonismo e clericalismo che colpiscono anche i laici) è in
realtà tutto relativo alla Parola, di cui il lettore è umile
ministro, esposto tra la necessità di coinvolgersi totalmente
(perché la Parola sia viva ed efficace) e di espropriarsi di sé,
scomparendo dietro la Parola.
La creazione di un gruppo aperto di lettori, garantirebbe infine il
giusto equilibrio tra la stabilità che onora il ministero e
l’intercambiabilità che non se ne impossessa e fa spazio ad altri.
Il giorno in cui si avvertirà come normale la necessità di una
preparazione remota e prossima dei lettori, allo stesso modo che per
i musicisti e i cantori del coro, anche l’omelia sarà più
consapevole di arrivare dopo, in punta di piedi, non per scalzare,
ma per sottolineare quanto è già stato detto ed ascoltato.
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