Caffè Letterario
promosso dalla Kairos
Fortunato
Seminara: L’uomo e lo scrittore
Si
pubblicherà un manoscritto inedito
Articolo
di Caterina Provenzano
apparso
su “Il Quotidiano della Calabria” per le pagine Cultura e Spettacolo
GIOIA
TAURO – “Fortunato Seminara: l’uomo e lo scrittore” è stato il titolo
del Caffè Letterario promosso dall’associazione Kairos di Gioia Tauro in
collaborazione con la Fondazione “F. Seminara” di Maropati, da anni
fortemente impegnata in un’intensa attività divulgativa dell’opera dello
scrittore.
Il
convivio, svoltosi nella suggestiva cornice della Villa delle Rimembranze, è
stato introdotto dalla presidente dell’associazione Kairos, Milena Marvasi
Panunzio.
Dopo
i saluti del sindaco di Gioia Tauro, Giorgio Dal Torrione e del presidente della
Fondazione “F.Seminara, Vincenzo Gallizzi, sono seguiti gli interventi della
saggista Augusta Torricelli Frisina e del critico letterario Pasquino Crupi.
Grazie
alla Frisina è stato possibile conoscere un po’ meglio la figura di
Seminara-Uomo, la sua biografia, merito della fraterna amicizia che ha legato
per anni la saggista allo scrittore. Anni in cui si discorreva nei salotti
domenicali di politica, ideali, cultura. Sono gli anni settanta, quelli; carichi
di un fine “sodalizio plurale” che ha coinvolto menti brillanti come quella
di Fortunato Seminara. La Frisina ha regalato al pubblico immagini evocatrici di
storia, arte, cultura e politica. Ha elencato infiniti nomi, legati alla
compagine di quel tempo, di quei salotti. E Seminara era lì. Non soltanto
scrittore, ma anche caro amico, “generoso e leale”, convinto socialista e
attento indagatore dell’animo umano. “Un osservatore clinico e non
psicologico” ha fatto notare la Frisina per giustificare l’incolmabile
curiosità dello scrittore che derivava esclusivamente da un insaziabile
desiderio di conoscenza e di conoscere. Un po’ etologo alla Lorenz e un po’
curioso. La Frisina ha parlato di lui come un uomo semplice, amante delle cose
umili, come la sua casa in contrada Pescano di Maropati. Ha ricordato che amava
scrivere in ogni momento, e per questo lo accompagnava sempre la sua Olivetti,
anche quando si trovò ricoverato in ospedale. Non sono mancati, però, i
ricordi tristi, in parte legati alla distruzione della sua amabile casetta,
al livore di un vicino di
casa nei suoi confronti, all’isolamento e incomprensione in cui cadde dopo il
settantacinque. E ancora aneddoti, tanti: Fortunato non guidava la macchina…
Fortunato centellinava il vino fatto da lui stesso… Fortunato in conflitto con
alcuni scrittori contemporanei che riteneva “scopiazzassero” dai suoi
scritti…
Grande
lezione di letteratura ha, invece, regalato Pasquino Crupi, mettendo in evidenza
il contributo dato da Seminara alla letteratura italiana in generale e a quella
meridionale in particolare. “La letteratura del Novecento italiano – ha
relazionato Crupi- è meridionale. Il campo così non si restringe, ma si
allarga all’Europa. E Fortunato Seminara è lo scrittore che di più ha fatto
avanzare la letteratura del neo-realismo con la trilogia del mondo contadino,
formata dai seguenti romanzi: Le baracche, La masseria e Terra amara”.
Il
critico letterario ha parlato di Seminara, infine, come di uno scrittore che ha
lasciato nella letteratura meridionale un elemento di novità tematica nel
rappresentare la “sua” realtà, il vivere e l’affannarsi per il quotidiano
e il futuro. Così Crupi: “Se per Verga i contadini erano da compatire quando
si rassegnavano e da denigrare quando si ribellavano; per Seminara, invece, sono
i nostri pari e possono, quindi, risolvere la questione meridionale perché
protagonisti del proprio destino”. Si prefigura così la Calabria di
Seminara: sicuramente lontana da quella di
Corrado Alvaro, certamente una
Calabria che non ha risolto i propri problemi con il fenomeno dell’emigrazione
o il cangiare mestiere. E nel vasto romanzo “L’arca” si avverte la
consapevolezza narrativa che tutto è finito e la possibile ipotesi di un
“isola contadina” che si deve liberare da sé.
Infine,
una chicca: sarà consegnato alla Fondazione “Seminara” un inedito, il cui
manoscritto è conservato gelosamente dalla saggista Augusta Torricelli Frisina.
Uno scritto in cui Seminara interpreta la propria opera, prendendo coscienza,
quindi, a posteriori, della sua
Creazione.
Caterina
Provenzano
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