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 Sant'Atenogene  - Storia

 

Prima di parlare di S.Atenogene, bisogna per capire meglio la situazione storico-religiosa dell’epoca fare un accenno al paese da cui giunse a noi il culto di questo Martire: l’Armenia.

L’Armenia che tutt’oggi conosciamo come un’entità geografica ben definita (si trova a nord-ovest della Turchia e confina oltre che con la stessa con l’ex URSS e con l’Iran). In realtà all’epoca era una regione molto più grande e si estendeva nei territori che oggi appartengono alle nazioni limitrofe. Basta ricordare che il biblico monte Ararat, dove si suppone si fermò l’Arca di Noè era situato nell’Armenia antica , mentre ora dopo vari secoli di divisioni si trova nell’attuale Turchia. La leggenda fa risalire a Noè l’origine del popolo armeno e sembra che solo nel VI secolo a. C. gli Armeni si costituirono come popolo intorno al monte Ararat, nelle scoscese catene del Caucaso. L’Armeno è un popolo venuto dalla fusione degli abitanti dell’antico regno di Urartu con tribù indoeuropee venute dalla Frigia. La prima notizia storica ci viene da un’iscrizione cuneiforme dell’epoca degli achemenidi la dinastia persiana fondata da Ciro intorno al 550 a.C. Nel II secolo a.C. gli Armeni erano già uno stato indipendente .

Uno dei suoi re, Tigràn il Grande (95-55 a.C.), conquistò la Cappadocia ed estese il suo dominio sino alla Fenicia, sulla costa mediterranea. Un’espansione molto breve, perché nel 67 a.C. i Romani ridimensionarono Tigràn. Tra gli anni 310-313 il re Tiridate II (287-330) si convertì al Cristianesimo ad opera  di S. Gregorio l’Illuminatore, e proclamò il Cristianesimo religione di stato. Da questo momento la fede Cristiana, insieme con la lingua Armena, sarà la componente più dinamica dell’anima nazionale.

L’Armenia fu la prima nazione al mondo a proclamarsi cristiana, esattamente nel 299 e proprio in quegli anni l’imperatore  romano Diocleziano sferrava  la più spietata delle persecuzioni contro i cristiani.

Questa era la situazione storico religiosa, negli anni in cui visse S.Atenogene.

Egli nacque molto probabilmente tra il 240 e il 250 (il luogo e la data sono tutt’ora sconosciuti) e da giovanissimo si convertì al Cristianesimo consacrando la propria esistenza a Gesù Cristo .

Nella sua breve vita Atenogene seppe assurgere a punto di riferimento importante per tutta la comunità di cui egli faceva parte.

Divenne tra l’altro Vescovo di PIDATHOA (oggi Bedohtun e si trova  in Cappadocia -Turchia, a 1372 m. sul livello del mare) e fu un teologo ascoltato con grande attenzione da tutta la comunità Cristiana.  Era un uomo la cui fede si manifestava in tutte le piccole o grandi cose che faceva ogni giorno, e la sua vita fu spesa al servizio di Dio e dell’umanità, meritandosi l’acclamazione della sua gente e quella di S. Basilio.

La sua breve ma intensa esistenza fu la realizzazione di una promessa fatta a Cristo, quando ancora giovanissimo si convertì con tutta la forza della sua gioventù alla parola di Cristo.

Visse per un periodo della sua vita in un eremo che, secondo alcuni scritti si troverebbe in una sperduta località montana chiamata Glinsk, conosciuta a tutt’oggi per l’alto numero di eremiti che ospitò in quegli anni, e ancora oggi luogo di culto della religione Ortodossa e dovrebbe trovarsi nell’attuale Russia al confine con l’Armenia.

Il 16 luglio dell’anno 305, Atenogene fu martirizzato insieme ai suoi dieci discepoli a Sebaste, il suo Martirio fu eseguito mediante rogo(fu bruciato vivo) e questo è uno dei passi più nobili dell’intera storia Cristiana.

Difatti all’atto del suo Martirio, egli entrò tra le fiamme cantando l’inno “Phos Hilaron” (luce allegra?) e inneggiando a Cristo tra i volti increduli dei suoi giustizieri , che colpiti da tanto coraggio  e conoscendo la statura umana dell’uomo lo scongiurarono di salvarsi rinnegando Cristo, ma egli intonò fino all’ultimo respiro quell’inno che fu cantato per secoli nelle liturgie dei vespri.

S.Atenogene fu immortalato negli anni a seguire dal famoso innologo Giuseppe , che testimoniava nella liturgia, il coraggio e la fede incrollabile di uno dei più nobili Martiri del Cristianesimo.

Si racconta che prima che si compisse il suo Martirio uno dei suoi flagellatori rimase paralizzato nell’atto di colpire il Santo con una frusta

S. Atenogene fu sepolto nella cappella di S. Giorgio in Kyparissia, una regione remota e montuosa dell’Asia minore.

Si dice che egli sapesse con esattezza la data del suo martirio, così un giorno andò ad avvertire i suoi discepoli che si trovavano nascosti in un monastero,mentre andava via un giovane cervo gli andò incontro spuntando dalla foresta e Atenogene sorpreso dal fatto che la timida creatura non fuggì mentre si avvicinava a lui accarezzò l’animale e lo benedì.

Nel primo anniversario della sua morte, mentre in sua memoria veniva officiata una liturgia nella cappella di S. Giorgio, un cervo entrò nella chiesa e stette immobile davanti al Santo in contemplazione.

Si suppone che la creatura capitò nella chiesa perché si smarrì anche se quello non era il luogo adatto per un giovane cervo, ma quando puntualmente successe di nuovo negli anni seguenti e sempre il 16 di luglio, fu certo che tutto ciò non fosse solo una coincidenza, ma un atto divino il quale poteva soltanto essere interpretato come un segno del Signore.

La sua morte lasciò attonita e sgomenta tutta la comunità cristiana del luogo, ma non per questo il suo martirio fu vano.

Parecchi altri seguirono  il solco lasciato da Atenogene , convertendosi al Cristianesimo e affrontando in seguito torture e martirii che segnarono drammaticamente quegli anni e quei luoghi.

Dopo la sua morte si ricominciò a costruire un santuario in suo onore, ma il fatto strano era che lo stesso era stato iniziato prima che lui venisse martirizzato, tanta era la venerazione per l’uomo che ancora in vita vedeva costruire quello che sarebbe stato poi il suo santuario.

Uno dei più grandi estimatori di Atenogene fu S. Basilio, (329-379)che nacque pochi anni dopo la sua morte citandolo  sempre  come esempio luminoso e fulgido del Cristianesimo .

Il culto di S. Atenogene a Tritanti è da attribuirsi alla venuta dei monaci Basiliani in Calabria che sotto la spinta delle ricorrenti incursioni arabe dalla vicina Sicilia, spinse l’imperatore bizantino Basilio I, a riconquistare una parte del regno (il meridione d’Italia) che per secoli era rimasta  per vari motivi ai margini degli interessi di Costantinopoli. Fu così che la Calabria divenne la meta di numerosi monaci bizantini che si insediarono un po’ ovunque  costruendo numerosi monasteri basiliani tra cui quello di  S. Elia a Galatro . La presenza bizantina in Calabria col passare degli anni divenne un punto di riferimento non solo religioso , ma portò come conseguenza un incremento dell’idioma greco-bizantino con cui i monaci praticavano i riti Cristiano-Ortodossi.

Era l’anno 878 e da allora fiorirono nella regione monasteri ed eremitaggi, che  nelle intenzioni di Basilio I dovevano porre un freno all’avanzata della religione islamica ,e soprattutto in Calabria fu un fiorire di monasteri, cosicché nel territorio la presenza Cristiana fu un valido punto di riferimento per tutte le popolazioni e non solo  dal punto di vista spirituale.

Questo fu l’inizio della diffusione dei monaci basiliani in Calabria, che nei due secoli a venire furono vittime insieme alla popolazione civile  delle incursioni saracene, soprattutto nelle località marine .

E probabilmente dalle località marine vicine come Nicotera giunsero a Tritanti i primi abitanti che favoriti dalla particolare conformazione morfologica del territorio, si sentirono più protetti dall’infuriare delle incursioni e si stabilirono in quella che poi sarebbe diventata Tritanti, non abbiamo notizie certe in merito, ma molti centri dell’entroterra nacquero per il ritirarsi verso i primi contrafforti montuosi degli abitanti dei centri marini esposti periodicamente alle sanguinose e devastanti incursioni che partivano dalla vicina Sicilia .

 

 

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