Storia
San
Giorgio, fra tutti i martiri, ebbe la più diffusa devozione, non solo nei primi
secoli ma anche nel medioevo. Questa popolarità è legata alla leggenda
fiabesca della sua lotta contro il drago, che sarebbe avvenuta nei pressi della
odierna Beirut. Qui viveva in un lago un drago mostruoso che a volte giungeva
fino in città dove appestava l'aria col suo alito fetido. Gli abitanti
impauriti cercavano di accontentare la sua fame dandogli ogni giorno due pecore.
Ma ben presto tutte le pecore erano state sacrificate. Si interpellò l'oracolo
e si venne a sapere che occorreva sacrificare al drago un essere umano,
scelto tramite sorteggio. Il caso volle che la vittima prescelta fosse
Margherita, la bella figlia del re. Naturalmente il re si rifiutò di
sacrificare sua figlia. Solo quando il popolo minacciò d'incendiare il
castello, egli cedette. Disperato vide la figlia portata sulla sponda del lago,
dove in lacrime si mise ad attendere il compimento del suo destino. n quel
momento, passò San Giorgio che domandò alla ragazza il motivo del suo dolore
e, conosciutolo, restò accanto a lei. Non ci volle molto perché il drago
emergesse dall'acqua con urla spaventose. Giorgio si affidò a Dio, si avventò
sul drago e lo ferì profondamente con la sua lancia. Lo costrinse a gettarsi
davanti ai piedi di Margherita e gli mise la sua cintura attorno al collo, così
che la ragazza lo poté condurre nella città dove esplose un grande giubilo. Il
re voleva donare al salvatore immensi tesori, ma Giorgio distribuì tutto ai
poveri e, dopo aver battezzato il re, riprese il suo cammino.
Tralasciando
la leggenda, la verità storica ci dice che Giorgio nacque intorno al 280 presso
la foce del Danubio, vicino al Mar Nero. Fin da giovane aveva appreso l'arte
militare e fu un soldato così brillante da diventare un condottiero. Come
tribuno, ebbe una discreta familiarità con l'imperatore. Il monarca apprezzava
il coraggio di Giorgio, anche se non voleva accettare che il migliore dei suoi
soldati fosse cristiano.
Quando
venne indetta una nuova persecuzione, Giorgio cercò di rimproverare
l'imperatore Diocleziano. Interpretato come un gesto di superbia, il rimprovero
fece adire a tal punto il monarca da indurlo a consegnare Giorgio al re persiano
Daciano che lo fece incarcerare e torturare.
Le
torture scelte si facevano sempre più terribili e crudeli perché la punizione
inflitta a Giorgio doveva valere come esempio. La gamma dei tormenti andava dal
dilaniamento della carne all'ustione; dall'avvelenamento alla ruota;
dall'immersione nell'olio bollente o nel piombo fuso fino alla limatura della
cute, per arrivare alla decapitazione finale. Ma Giorgio rimase saldo alla sua
fede in Cristo. Anzi, più veniva torturato e più sicuro diventava questo eroe
che Dio ogni notte visitava per rincuorarlo. Quando alla fine gli venne tagliata
la testa, Giorgio era già morto.
Le
rappresentazioni di San Giorgio sono sempre legate al valore militare; o in
sella a un cavallo, o armato con lancia con cui ha ucciso il drago, o come
portabandiera.
La sua
venerazione fu particolarmente viva in Inghilterra; qui il sinodo del 1222 lo
elesse santo nazionale. Anche nel resto dell'Europa, gli vennero dedicati
innumerevoli luoghi di culto, dove sono avvenuti molti miracoli. San Giorgio non
restò solo il santo dell'aristocrazia e della cavalleria medioevale; ma entrò
a far parte nella cultura del popolo in particolare nelle rappresentazioni
religiose teatrali nate nel Medioevo. In queste, davanti a un pubblico
esterrefatto, sovente veniva rappresentato l'episodio dell'uccisione del drago.
La sua
festa ricade il 23 aprile riassumendo in una cornice cristiana le celebrazioni
primaverili pagane. Nelle alpi, per esempio, nel giorno della sua festa si
conduceva per la prima volta il bestiame al pascolo; in questo giorno, inoltre
San Giorgio faceva si che il terreno si spaccasse in modo che i serpenti, che si
erano nascosti durante l'inverno, potessero tornare in superficie. Questa
tradizione, unita al leggendario combattimento contro il drago, fece si che il
santo venisse invocato anche in caso di morsicature di serpente. Il suo martirio
plurimo inoltre lo rese <<l'esperto>> di quasi tutte le sofferenze,
i dolori e i disturbi. Egli è comunque invocato soprattutto in caso di
infiammazioni febbrili, nell'epilessia e un tempo in caso di peste.
Biografia tratta
dal volume di Simone Stein "Guarire con i Santi... e con le erbe"
editrice Piemme.
Adattamento
dell'ins. Antonio Condò
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